Comunicare in famiglia

Qualche suggerimento utile

Il dialogo in famiglia è una competenza fondamentale perché vi sia condivisione e relazione tra i suoi membri. Quando è ben fatto, tutti si sentono liberi di comunicare le proprie opinioni e visioni anche se diverse da quelle degli altri e l’amore non ha ostacoli per esprimersi.

Non sempre però si riesce ad avere lo spazio necessario perché le varie posizioni vengano accolte ed ascoltate. Frequentemente nel parlare le persone manifestano atteggiamenti aspramente critici e i vari membri della famiglia che partecipano alle discussioni, rischiano di entrare in conflitto tra loro con il pericolo che le relazioni si compromettano gravemente. I rimproveri frequenti solitamente vengono espressi in modo distruttivo, come un attacco diretto alla persona e non al suo operato, colpendola intimamente.

In realtà ciò che provoca una reazione sono le azioni che vengono compiute, in disaccordo con il modo di vedere dell’altro. C’è una differenza sostanziale tra mettere al centro della discussione una azione o la persona stessa che l’ha compiuta. Quando ci si focalizza su un dato comportamento compiuto si esprime una PROTESTA. Quando il bersaglio invece è la persona nella sua totalità si è di fronte ad una CRITICA PERSONALE.

PROTESTA

Nella protesta la persona indica specificamente che cosa, quale azione, l’ha infastidita dando risalto anche alle emozioni che ha provato in quel frangente, ossia come questa cosa l’abbia fatta sentire. In questo caso non ci si scaglia in modo diretto contro l’altra persona ma ci si concentra sul comportamento.

CRITICA PERSONALE

Nella critica personale avviene un attacco globale verso l’altra persona e in essa suscita sentimenti di vergogna, di colpa e di non essere amata. Queste percezioni scatenano immediatamente una reazione difensiva. Nella critica personale spesso è comunicato il disprezzo che è un’emozione distruttiva per la relazione. Esso viene esternato con espressioni di collera attraverso insulti, sarcasmo e scherni. Anche il linguaggio corporeo trasmette il disprezzo e questo ferisce ancora di più chi lo riceve. Per esempio il sogghigno, il labbro sollevato o l’alzare gli occhi al cielo sono segni di disprezzo. Essere oggetto di atteggiamenti critici disprezzanti o che comunichino disgusto, fa nascere dentro chi li riceve l’idea di essere oggetto costante di condanna e preparano la persona alla difesa ed al contrattacco. Anche l’ostruzionismo, ossia il ritiro dalla conversazione con impassibilità e silenzio, invia un messaggio potente di distacco glaciale, superiorità e disgusto. Se l’ostruzionismo è una risposta abituale, diventa una condizione devastante per la salute di una relazione: esclude infatti ogni possibilità di ricomporre il disaccordo tra le persone.

Per proteggere quindi l’amore, l’affetto ed il rispetto tra i familiari è importante imparare come si può dialogare in modo proficuo dando spazio alle opinioni di tutti, affinché il conflitto non impedisca un dialogo aperto e vantaggioso. Di seguito vengono date alcune indicazioni pratiche sui comportamenti che facilitano il parlare tra i diversi membri della famiglia.

SUGGERIMENTI PRATICI

  1. Esprimere verbalmente delle “proteste” quando una particolare azione di un membro della famiglia ha causato sofferenza, specificando il tipo di emozione provata e ciò che ci si sarebbe aspettati. ES: “Quando hai fatto X, mi hai fatto sentire Y; avrei preferito che avessi fatto Z”.

  2. Dare all’altra persona la possibilità di affermare il proprio punto di vista dimostrando di saperla ascoltare.

  3. Cercare di ridurre la tensione che si sta manifestando.

  4. Imparare a tenere a freno i propri sentimenti negativi.

  5. Imparare a calmarsi per non perdere la lucidità mentale.

  6. In presenza di collera sospendere per un intervallo di venti minuti, non di meno, la discussione, separandosi per ritrovare la calma e riprendere successivamente il dialogo. In questo intervallo è possibile fare qualche esercizio aerobico che fa diminuire la tensione o una tecnica di rilassamento.

  7. Evitare divagazioni nella discussione.

  8. Cercare di empatizzare con l’altra persona, mettendosi nei suoi panni, ossia cercare di comprendere il suo punto di vista e le sue emozioni.

  9. Ascoltare e parlare senza stare sulla difensiva per evitare di respingere o ignorare immediatamente le ragioni dell’altro.

  10. Evitare assolutamente il tono villano, l’insulto e le critiche.

  11. Quando uno dei membri della famiglia dà voce ad una protesta, un altro ripete con parole proprie quello che ha colto del pensiero che è stato espresso ed i sentimenti che lo accompagnano.

  12. Se ci si accorge di avere torto, chiedere scusa.

Il riconoscimento della posizione dell’altro e delle sue emozioni aiuta a ritrovare la calma e riapre al dialogo. Una famiglia che sa dialogare coltiva il rispetto e l’amore reciproco disarmando l’ostilità.

Naturalmente è solo con l’impegno di ciascuno che si possono imparare i modi più efficaci per affrontare crisi e conflitti familiari. L’esercizio delle buone pratiche sopra esposte richiede tempo per apprenderle e metterle in campo nei momenti di infervorato confronto ma sono la premessa per un’armonia familiare che tutti desiderano.

Immagine AI


Fonti:

  • Daniel Goleman, “Intelligenza emotiva”, Ed. Rizzoli, 1996.

  • John e Julie Gottman, “Dieci principi per una terapia di coppia”, Ed. Raffaello Cortina Editore, 2017.

  • Haim G. Ginott, “Adolescenti e genitori”, Ed. Garzanti, 1974.

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La mia esperienza in Consultorio Familiare Socio Educativo di Belluno